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Asma ed immersione (DAN - Alert Diver 1/1997)

Tradizionalmente i sub asmatici vengono considerati non idonei all’immersione.
L’asma è una malattia caratterizzata dal restringimento delle vie respiratorie (broncocostrizione, bronchi) in risposta a svariati stimoli. Non si tratta di una risposta patologica fissa e costante: il paziente presenta, generalmente, improvvisi peggioramenti della funzione polmonare, chiamati "attacchi asmatici". Un attacco asmatico può essere scatenato da pollini od altri cosiddetti "allergeni", ed anche da aria fredda e secca, sostanze irritanti nell’atmosfera, sforzi fisici, raffreddori, influenza.
La costrizione bronchiale dell’asma ha due effetti:
- il primo è che diminuisce la quantità d’aria che viene movimentata dentro e fuori i polmoni. Questo riduce la capacità di esercizio fisico, specialmente in un subacqueo, che già presenta una riduzione della capacità respiratoria causata dalle resistenze dei sistemi di respirazione subacquea e dall’aumento della densità del gas respirato in profondità.
- Secondariamente, la riduzione del calibro delle vie aeree può provocare l’intrappolamento d’aria nei polmoni durante la risalita. Se il gas intrappolato si espande ad un ritmo maggiore di quanto non ne venga eliminato con l’espirazione attraverso le vie aeree ristrette, si può avere la rottura del tessuto polmonare, con embolia gassosa arteriosa o pneumotorace.
Un altro problema relativo all’asma e all’immersione è l’aumentata tendenza delle vie aeree degli asmatici alla broncocostrizione quando vengono esposte a condizioni ambientali che sono tipiche dell’immersione: respirazione di aria fredda e secca, inalazione accidentale di acqua salata.
Gli asmatici che si immergono si trovano in situazione di maggior rischio anche a causa della limitazione della loro capacità di esercizio fisico, non solamente per la possibilità di broncocostrizione e di intrappolamento di gas intrapolmonare. Quando si fa esercizio fisico a terra è abbastanza semplice fermarsi, riposarsi un po’ e riprendere fiato, ma questo non è sempre possibile sott’acqua.

 

Qual è l’attuale pensiero scientifico a proposito di asma e immersione?
Le raccomandazioni attualmente accettate nel Regno Unito, per esempio, dicono che asmatici ben controllati si possono immergere nel rispetto di due condizioni:
1) che non abbiano dovuto assumere farmaci broncodilatatori nelle ultime 48 ore;
2) che la loro asma non sia del tipo scatenato da freddo, sforzi o stress emotivi.
In Australia, il paese più conservatore sotto questo profilo, ogni sub deve superare un test di funzione polmonare ed escludere la possibilità di asma, prima di poter essere brevettato.
Le statistiche DAN dimostrano che diversi sub asmatici sono morti in immersione. Non è, però, chiaro se l’asma sia stata la vera causa della morte o solo un fattore incidentale e non correlato.
I dati del British Sub Aqua Club (BSAC) indicano che ben pochi subacquei muoiono per attacchi d’asma o come risultato della patologia asmatica. Questi problemi sono stati affrontati durante il simposio "Are Asthmatics Fit to Dive?" (Gli asmatici sono idonei all’immersione?), tenutosi durante il meeting del 1995 della Undersea and Hyperbaric Medical Societv (UHMS), l’organizzazione scientifica medico-subacquea che riunisce specialisti di tutto il mondo.
Sul problema dell’accertamento del rischio di asma ed immersione, la South Pacific Underwater Medical Society (SPUMS) ha dichiarato che l’immersione può precipitare un attacco asmatico e che gli asmatici sono a rischio di stress respiratorio, dispnea (difficoltà di respirazione), panico ed annegamento.
I dati del database del DAN relativi ai subacquei asmatici indicano l’esistenza di un lieve aumento del rischio di patologie da decompressione negli asmatici, ma i numeri sono ancora insufficienti per una determinazione accurata di questo rischio. L’incidenza dell’asma nella popolazione è di circa il 4-5%. Più o meno la stessa percentuale fra i subacquei ne soffre, che lo ammettano o no. Sembrerebbe, quindi, che una certa percentuale di subacquei asmatici si immerga senza problemi rilevanti. Si deve, però, ricordare che questi dati rappresentano subacquei che intraprendono l’attività contro il parere medico e che, molto probabilmente, soffrono solo di forme lievi di asma.
Il vero rischio, valutato su tutta la popolazione di asmatici, potrebbe essere significativamente più elevato. Il trattamento delle quattro forme di asma note (vedi sotto) è anche un fattore di importanza rilevante nel determinare la severità della malattia e del relativo rischio da immersione.
Secondo la UHMS, i primi tre tipi di asma - leggera intermittente, leggera persistente e moderata persistente - se ben controllati, possono consentire a subacquei, attentamente selezionati dal punto di vista medico, di continuare l’attività.

Categorizzazione del rischio
Il problema successivo è, quindi, l’accertamento di idoneità di un subacqueo asmatico, nell’ambito dei seguenti due punti:
- la forma asmatica è di natura lieve?
oppure:
- il trattamento adottato è sufficientemente efficace per prevenire un attacco asmatico acuto in immersione o in superficie?
Se il trattamento medico è tale da riportare i test di funzione polmonare entro limiti normali, specie dopo sforzo, il sub può immergersi in sicurezza e sopportare senza problemi gli eventuali sforzi che potrebbero rendersi necessari in immersione. Subacquei potenzialmente asmatici dovrebbero sottoporsi ad accertamenti di funzione accurati, che includano test da sforzo, per valutare la severità della forma asmatica, presso specialisti esperti anche di problemi dell’immersione.

Classificazione del rischio
I National lnstitutes of Health (NIH) hanno, recentemente, proposto la seguente classificazione.
Asma lieve-intermittente
Sintomatologia: i sintomi insorgono meno di una volta alla settimana e sono associati con un calo del Peak Flow (un indice di funzione polmonare che misura il flusso massimo d’aria durante l’espirazione) inferiore al 20%. Questo tipo d’asma mostra brevi periodi di aumento della severità dei sintomi, che durano da qualche ora a qualche giorno, chiamati esacerbazioni. I sintomi notturni occorrono meno di due volte al mese e, fra gli attacchi acuti, i pazienti sono asintomatici, con funzione polmonare normale. Il trattamento si basa sull’assunzione di broncodilatatori ad azione rapida, al bisogno.
Asma lieve-persistente
Sintomatologia: i sintomi si presentano più di una volta alla settimana. il Peak flow è quasi normale, con variazioni inferiori al 20%. Le esacerbazioni disturbano il sonno, con sintomi notturni che insorgono più di due volte al mese. Il trattamento si basa su broncodilatatori ad azione rapida di giorno e ad azione ritardate durante la notte.
Asma moderato-persistente
Sintomatologia: i sintomi, o la tosse, sono quotidiani e spesso disturbano le normali attività ed il sonno. Questo tipo di asma richiede la frequente assunzione di broncodilatatori ad azione rapida. Il Peak flow è generalmente fra 60 e 80% del valore normale. La tosse frequente durante l’esercizio fisico o di notte è un sintomo importante ed un indicatore importante di questo tipo di asma. Il trattamento comporta l’assunzione quotidiana di farmaci, generalmente corticosteroidi per inalazione, oltre all’uso di broncodilatatori ad azione rapida al bisogno.
Asma severo persistente
Sintomatologia: questo tipo di asma si presenta con sintomi continui e con una riduzione del Peak Flow fin a valori del 60% del normale o inferiori. Gli aumenti della severità dei sintomi sono frequenti, con limitazione significativa dell’attività fisica e frequente sintomatologia notturna con disturbo del sonno. Il trattamento prevede broncodilatatori ad azione prolungata, corticosteroidi per via orale e broncodilatatori ad azione rapida al bisogno durante gli episodi di esacerbazione acuta dei sintomi.